TOSCA
gio 30 novembre 2023, ore 17.00 (anteprima giovani)
sab 2 dicembre 2023, ore 20.30
Melodramma in tre atti
su libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica
dal dramma omonimo di Victorien Sardou
Musica di Giacomo Puccini
Direttore Giovanni Di Stefano
Regia Renata Scotto
Ripresa da Renato Bonajuto
Scene Michele Olcese
Costumi Artemio Cabassi
Luci Andrea Tocchio
Floria Tosca Monica Zanettin
Mario Cavaradossi Vincenzo Costanzo
Il barone Scarpia Federico Longhi
Cesare Angelotti Luciano Leoni
Un Sagrestano Domenico Colaianni
Spoletta Pietro Picone
Sciarrone Davide Filipponi
Un carceriere Carlo Bonelli
FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana
Coro del Teatro Ventidio Basso
Maestro del coro Giovanni Farina
Coro Voci Bianche La Corolla Spontini
Maestro del coro di voci bianche Mario Giorgi
Figuranti Mirco Abbruzzetti, Alberto Attorri, Danilo Capezzani, Gabriele Claretti, Andrea Dell’Olio, Giampaolo Gobbi, Michel Romandini, Valerio Vinòd Silverii
In coproduzione con il Teatro dell’Opera Giocosa di Savona
PRIMO ATTO
Cesare Angelotti, console della caduta Repubblica Romana evaso da Castel Sant’Angelo, si rifugia nella cappella Attavanti in Sant’Andrea della Valle, ove un sagrestano sta recitando l’Angelus e un pittore, Mario Cavaradossi, lavora a un ritratto della Maddalena (modellata sulla marchesa Attavanti, sorella di Angelotti). Angelotti, credendosi solo, esce dalla cappella e s’imbatte in Cavaradossi, suo vecchio amico; il loro incontro viene interrotto dalla voce di Floria Tosca, cantante amante del pittore. Alla vista del quadro, Tosca, assai gelosa, riconosce il volto della Attavanti; Mario la rassicura e la congeda ricordandole l’appuntamento nella sua casa in campagna, ove promette asilo anche ad Angelotti. Da Castel Sant’Angelo giunge un colpo di cannone, segnale di evasione, e i due amici fuggono insieme. Il sagrestano rientra per un Te Deum per la vittoria delle truppe asburgiche su Napoleone. Sopraggiunge il barone Scarpia, capo della polizia pontificia, sulle tracce del fuggitivo e, interrogato il sagrestano, intuisce l’accaduto. Ritornata Tosca, Scarpia decide di sfruttare lei e la sua gelosia, mostrandole un ventaglio della Attavanti abbandonato in chiesa. Non appena Tosca cercherà Cavaradossi, egli la farà pedinare per scoprire il covo dell’evaso e del suo fiancheggiatore. Risuona dunque un solenne Te Deum.
SECONDO ATTO
A Palazzo Farnese, durante i festeggiamenti indetti da Maria Carolina, regina di Napoli, Scarpia attende notizie dai suoi sbirri: il primo a giungere è il fedele Spoletta, pedinatore di Tosca che, pur non avendo trovato l’evaso, ha arrestato Cavaradossi per complicità. Il pittore nega ogni accusa. Convocata da Scarpia, Tosca è disperata nel vedere l’amante in catene, mentre questi, trascinato alla tortura, la supplica di tacere. Scarpia interroga Tosca che, sulle prime, resiste ma poi, alle urla strazianti dell’amato, rivela il nascondiglio di Angelotti. Scarpia, falsamente clemente, interrompe la tortura e fa portare Cavaradossi al cospetto della cantante. Scoperto il tradimento di Tosca, Cavaradossi si dibatte tra il maledire lei e il gioire per l’ultima notizia: Sciarrone, altro tirapiedi di Scarpia, ha appena annunciato la vittoria di Napoleone a Marengo. Inamovibile, Scarpia condanna il pittore a morte e lo fa trasferire a Castel Sant’Angelo. Tosca vorrebbe seguire il suo amore, ma Scarpia la trattiene proponendole di liberarlo in cambio dei suoi favori. Le squallide avance sono interrotte da Spoletta che annuncia la morte di Angelotti, suicidatosi prima della cattura. Ora la donna accetta di cedere a patto che Cavaradossi venga subito liberato; Scarpia ne conviene ma, per farlo, dichiara che metterà in atto un sotterfugio: la fucilazione verrà eseguita a salve. Tosca chiede anche un salvacondotto per assicurarsi la fuga con l’amante: mentre Scarpia lo compila, non vista, impugna un coltello. Non appena lui la sfiora, lo pugnala a morte e fugge.
TERZO ATTO
Le campane suonano il Mattutino e si ode il canto di un pastore. Cavaradossi è a un’ora dalla fucilazione e affida il suo estremo messaggio d’amore a un biglietto che il carceriere darà a Tosca. La donna, intanto, giunge e racconta tutto. Entra il plotone d’esecuzione con armi che gli amanti ritengono caricate a salve: Cavaradossi però cade sul colpo e Tosca, disperata, scopre l’ultimo inganno di Scarpia proprio quando anche il suo delitto viene smascherato. Prima della cattura, Tosca si lancia dagli spalti di Castel Sant’Angelo.