RIGOLETTO

venerdì 21 febbraio ore 20.30
 Rigoletto
musica di Giuseppe Verdi
direttore Francesco Ivan Ciampa
regia Alessandro Talevi
interpreti principali Mauro Bonfanti, Laura Giordano, Gianluca Terranova, Carlo Malinverno, Mariana Pentcheva

venerdì 21 febbraio ore 20.30

Rigoletto

Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, ispirato al dramma “Le roi s’amuse” di Victor Hugo

personaggi                                   interpreti

Rigoletto                                       Mauro Bonfanti
Il Duca di Mantova                      Gianluca Terranova
Gilda                                              Laura Giordano
Sparafucile                                   Carlo Malinverno
Maddalena                                   Mariana Pentcheva
Giovanna                                      Lara Rotili
Il Conte di Monterone                Giampiero Cicino
Marullo                                          Giacomo Medici
Matteo Borsa                               Gilberto Mulargia
Il Conte di Ceprano                    Roberto Gattei
La Contessa di Ceprano          Olga Maria Salati
un usciere di corte                     Gianni Paci
paggio della Duchessa            Valentina Chiari

costumi    Manuel Pedretti
luci            Giuseppe Calabrò

FORM Orchestra Filarmonica Marchigiana in collaborazione con Orchestra Sinfonica G. Rossini
Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” e Coro del Teatro della Fortuna “M. Agostini”
maestro del coro Carlo Morganti
NUOVA PRODUZIONE Fondazione Teatro delle Muse, Fondazione Teatro della Fortuna
 
SPONSOR TECNICI di Rigoletto: Pour Parler, Ancona - Profumerie Galeazzi, Ancona
 
Rigoletto (1851), prima opera della cosiddetta “trilogia popolare” verdiana, insieme a Il trovatore e La traviata (1853 entrambi) ebbe una genesi a dir poco travagliata.

Legato da un contratto con il Teatro La Fenice di Venezia per una nuova opera, in una lettera del 28 aprile del 1850, Verdi raccomandava al librettista del teatro, Francesco Maria Piave, di darsi da fare nella redazione del nuovo libretto ispiratogli da Le roi s’amuse, opera del 1832 dell’alfiere della rivoluzione romantica francese, quel Victor Hugo già autore dei discussi successi parigini di Cromwell (1828) e Hernani (1830). Verdi era infatti, e non a torto, entusiasta del soggetto che riteneva “il più gran dramma dei tempi moderni” ed ancor di più del suo protagonista, il buffone Triboulet, personaggio realmente esistito alla corte di Francia nel XVI secolo. Il dramma di Hugo mette al centro, in maniera quasi eccessiva, il libertinaggio di Francesco I, re di Francia, omettendone le doti di mecenate e di protettore delle arti. La lussuria del re travolgerà anche la vita del suo buffone, che si vedrà violata la figlia, oltraggio che vendicherà con l’uccisione del re stupratore.

Il 28 novembre del 1850, la prima versione del libretto esaminata dal governatore di Venezia viene da questi rigettata. Severamente contrariato, in una lettera, deplora “che il poeta Piave ed il celebre maestro Verdi non abbiano saputo scegliere altro campo per far emergere i loro talenti che quello di una ributtante immoralità ed oscena trivialità”.

Verdi non demorde e dopo molte modifiche e conseguenti traversie, il libretto viene approvato. La storia si svolge ora in una piccola corte rinascimentale italiana, dove si trova non più Francesco I ma un imprecisato duca di Mantova. Restavano comunque nobili depravati, rapimenti, vergini sedotte, sicari, bordelli, tutti temi e situazioni scottanti, inconsueti nel teatro cantato.  Dopo lunghe prove, l’opera andò comunque in scena l’11 marzo 1851 e fu un grande successo di critica, che a lungo emanò sentenze e allegre contraddizioni, e di pubblico che si fece conquistare l’orecchio da quella buona canzone che è “La donna è mobile” e che si sentì canticchiare da subito per calli, rii e campi di Venezia.

Anche dal punto di vista musicale Verdi fece sua la convinzione di Hugo che l’arte dovesse modellarsi sull’irregolarità della natura, nella quale “il brutto esiste accanto al bello, il deforme accanto al grazioso, il grottesco sul rovescio del sublime, il male con il bene, l’ombra con la luce”, venendo contro, così, alle idee ispirate all’estetica del Bello Ideale. E così rimescolò stili e accostò ed anche sovrappose alto e basso, canzonette e canzonacce insieme a monologhi e arie sublimi, musica di accompagnamento a sostenere i drammi dei protagonisti, sconvolgendo le strutture convenzionali in uno sperimentalismo drammaturgico che si avvicinava al teatro parlato.

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