RIGOLETTO
venerdì 21 febbraio ore 20.30
Rigoletto
Melodramma in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, ispirato al dramma “Le roi s’amuse” di Victor Hugo
personaggi interpretiRigoletto Mauro Bonfanti
Il Duca di Mantova Gianluca Terranova
Gilda Laura Giordano
Sparafucile Carlo Malinverno
Maddalena Mariana Pentcheva
Giovanna Lara Rotili
Il Conte di Monterone Giampiero Cicino
Marullo Giacomo Medici
Matteo Borsa Gilberto Mulargia
Il Conte di Ceprano Roberto Gattei
La Contessa di Ceprano Olga Maria Salati
un usciere di corte Gianni Paci
paggio della Duchessa Valentina Chiari
costumi Manuel Pedretti
luci Giuseppe Calabrò
Legato da un contratto con il Teatro La Fenice di Venezia per una nuova opera, in una lettera del 28 aprile del 1850, Verdi raccomandava al librettista del teatro, Francesco Maria Piave, di darsi da fare nella redazione del nuovo libretto ispiratogli da Le roi s’amuse, opera del 1832 dell’alfiere della rivoluzione romantica francese, quel Victor Hugo già autore dei discussi successi parigini di Cromwell (1828) e Hernani (1830). Verdi era infatti, e non a torto, entusiasta del soggetto che riteneva “il più gran dramma dei tempi moderni” ed ancor di più del suo protagonista, il buffone Triboulet, personaggio realmente esistito alla corte di Francia nel XVI secolo. Il dramma di Hugo mette al centro, in maniera quasi eccessiva, il libertinaggio di Francesco I, re di Francia, omettendone le doti di mecenate e di protettore delle arti. La lussuria del re travolgerà anche la vita del suo buffone, che si vedrà violata la figlia, oltraggio che vendicherà con l’uccisione del re stupratore.
Il 28 novembre del 1850, la prima versione del libretto esaminata dal governatore di Venezia viene da questi rigettata. Severamente contrariato, in una lettera, deplora “che il poeta Piave ed il celebre maestro Verdi non abbiano saputo scegliere altro campo per far emergere i loro talenti che quello di una ributtante immoralità ed oscena trivialità”.
Verdi non demorde e dopo molte modifiche e conseguenti traversie, il libretto viene approvato. La storia si svolge ora in una piccola corte rinascimentale italiana, dove si trova non più Francesco I ma un imprecisato duca di Mantova. Restavano comunque nobili depravati, rapimenti, vergini sedotte, sicari, bordelli, tutti temi e situazioni scottanti, inconsueti nel teatro cantato. Dopo lunghe prove, l’opera andò comunque in scena l’11 marzo 1851 e fu un grande successo di critica, che a lungo emanò sentenze e allegre contraddizioni, e di pubblico che si fece conquistare l’orecchio da quella buona canzone che è “La donna è mobile” e che si sentì canticchiare da subito per calli, rii e campi di Venezia.
Anche dal punto di vista musicale Verdi fece sua la convinzione di Hugo che l’arte dovesse modellarsi sull’irregolarità della natura, nella quale “il brutto esiste accanto al bello, il deforme accanto al grazioso, il grottesco sul rovescio del sublime, il male con il bene, l’ombra con la luce”, venendo contro, così, alle idee ispirate all’estetica del Bello Ideale. E così rimescolò stili e accostò ed anche sovrappose alto e basso, canzonette e canzonacce insieme a monologhi e arie sublimi, musica di accompagnamento a sostenere i drammi dei protagonisti, sconvolgendo le strutture convenzionali in uno sperimentalismo drammaturgico che si avvicinava al teatro parlato.