Sinfonia d'Autunno

sabato 6, domenica 7 dicembre 2014
Anna Maria Guarnieri di Ingmar Bergman
traduzione Chiara De Marchi
con Anna Maria Guarnieri, Valeria Milillo,
Danilo Nigrelli, Silvia Salvatori
regia Gabriele Lavia

scene Alessandro Camera
costumi Claudia Calvaresi
musiche Giordano Corapi
luci Simone De Angelis
produzione Teatro Stabile dell’Umbria, Fondazione Brunello Cucinelli

Inizio spettacoli: sabato h 21.00; domenica h 17.00

Sinfonia d’autunno è un dramma psicologico e familiare di Ingmar Bergman, nato per il teatro e poi diventato film nel 1978 che il regista svedese scrisse per due grandi attrici, Liv Ulmann e Ingrid Bergman. Portato sui palcoscenici italiani da Rossella Falk e Maddalena Crippa nel 2008, viene riproposto da Gabriele Lavia, regista sapiente e raffinato, grande conoscitore di Bergman (ha già messo in scena Dopo la prova e Scene da un matrimonio), che lo rimodella su un cast di bravissimi attori nel quale spicca Anna Maria Guarnieri, grande signora del nostro teatro.
In scena un intenso e lucido ritratto del rapporto conflittuale tra una madre e una figlia, in grado di toccare emozioni e sensazioni profonde. Charlotte/Anna Maria Guarnieri (la madre) e Eva/Valeria Melillo (la figlia), si ritrovano dopo sette anni di lontananza, cariche di aspettative ed entusiasmo, nel tentativo di recuperare una vicinanza persa da tempo e mai più cercata. L’entusiasmo iniziale lascia presto spazio a rancori e incomprensioni represse e fino ad allora inconfessate che generano trentasei ore – il tempo del loro incontro - di guerriglia sentimentale che non servirà a ricomporre il loro rapporto.

Gabriele Lavia nelle sue note di regia scrive: “Vedi tutte quelle luci accese sulla collina? Se penso che tutti sono intenti alle loro faccende...È come se io fossi esclusa...Eppure ho sempre tanta nostalgia della mia casa, ma quando sono lì, poi, mi rendo conto di aspettarmi qualcosa che non esiste...”. Sono parole del personaggio di Charlotte (la Madre) in Sinfonia d'autunno di Ingmar Bergman: “Essere esclusi”... un sentimento che Bergman doveva conoscere molto bene. Un sentimento comune ai “teatranti”, anche ai “concertisti”...comune a quegli strani esseri umani che “si espongono”, che “sono” sul palcoscenico. Hanno una sola possibilità d'essere: “esporsi”. Non riescono a essere Padri o Madri. Mariti o Mogli. Non sono normali. Sono “strani” e sono condannati a quella che Bergman chiama la “Solitudine Assoluta”. Ma forse questa “esclusione” e questa “Solitudine Assoluta” è la maledizione comune della nostra epoca. L'epoca del Nichilismo compiuto.
La maledizione di Charlotte è il “pianoforte”. Per il “pianoforte” Charlotte è stata una pessima madre, una pessima moglie, una pessima amante. Per il pianoforte Charlotte ha rovinato la vita di tutti coloro che le sono stati vicino. E ha rovinato se stessa. Tutta questa storia di “esclusioni”, di “privazioni” ruota intorno alla figura simbolica del pianoforte. E il pianoforte è il “demonio” che tradisce tutti, compresa lei la pianista. Colpita da un “dolore” (alla schiena) Charlotte non sarà più una grande pianista. E in arte, ma forse anche nella vita, non ci sono mezze possibilità. O “sei” grande o non “sei”.

 

 

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